Steatosi epatica non alcolica e steatoepatite non alcolica – Le complicanze trascurate del diabete tipo 2
Presentato da:
Elisabetta Bugianesi, MD, PhD
University of Turin, Italy Zobair Younossi, MD, MPH
Inova Fairfax Medical Campus, Falls Church, VA, USA Kenneth Cusi, MD
University of Florida, Gainesville FL, USA
La steatosi epatica non alcolica (NAFLD, nonalcoholic fatty liver disease) e il diabete sono patologie del metabolismo comuni, spesso concomitanti. Un appropriato trattamento dietetico e farmacologico è fondamentale nella prevenzione della progressione della NAFLD; tra le molte proposte, la riduzione del peso è ad oggi l’unica opzione approvata per la NAFLD. Non è tuttavia semplice mantenere il calo ponderale solo modificando lo stile di vita; sono quindi utili, a tal proposito, trattamenti farmacologici. Alla gestione della NAFLD e del diabete andrebbe prestata particolare attenzione, e nei soggetti affetti da diabete si dovrebbe cercare di intervenire in maniera precoce e personalizzando il trattamento della NAFLD.
Con la sigla NAFLD si identifica uno spettro di patologie che vanno dal fegato grasso alla NASH alla cirrosi; è una condizione maggiormente diffusa tra i soggetti con diabete tipo 2, rispetto alla popolazione generale: negli Stati Uniti e in Europa è presente, rispettivamente, in più del 50% e in quasi il 70% delle persone affette da diabete.
Sfortunatamente, la NAFLD contribuisce in modo significativo all’incremento della mortalità.
Tra i fattori clinici predittivi di NAFLD vi sono l’età avanzata, l’etnia (la prevalenza è maggiore nei soggetti ispanici, asiatici e neri) e l’ipertensione arteriosa.
La NAFLD risulta inoltre associata a patologie cardiovascolari (CVD, cardiovascular disease), in particolare a eventi CVD fatali e non fatali. La NAFLD è anche un fattore predittivo indipendente di futuri eventi CVD nel diabete tipo 2.
Prendendo in considerazione le complicanze epatiche, il diabete costituisce un fattore di rischio robusto e indipendente per il carcinoma epatocellulare (HCC, hepatocellular carcinoma) e ne aumenta il rischio di 2-3 volte.
Certamente, la NAFLD è ora l’indicazione a crescita più rapida per il trapianto di fegato negli Stati Uniti.
Considerando quanto sopra, alcune linee guida gestionali raccomandano lo screening in soggetti selezionati, ma vi sono ancora discussioni in merito alla sua necessità per via degli alti costi diretti e indiretti del test, del basso valore predittivo dei test non invasivi, dei rischi connessi alla biopsia epatica e della mancanza di trattamenti efficaci.
Sembra tuttavia esserci un consenso generale sul non utilizzo dello screening di routine per tutti i pazienti.
Infine, secondo le linee-guida congiunte EASL-EASD-EASO, i clinici devono trovare un terreno comune di collaborazione tra tutti i principali attori in ambito metabolico, condividere risorse e dati clinici per tradurre efficacemente il “disease mongering” [la mercificazione della malattia] a favore dei pazienti e dei sistemi sanitari.
Diagnosticare una NAFLD utilizzando dati clinici è possibile, ma costituisce un metodo aspecifico e impreciso. Gli esami diagnostici comprendono test clinici/di laboratorio, indagini di imaging (ecografia, risonanza magnetica, spettroscopia, tomografia computerizzata), biomarcatori (per es. FIBROSpect) e la biopsia epatica, e quest’ultima è la metodica più sensibile e specifica.
Il fattore predittivo più importante per gli outcome a lungo termine nella NAFLD è la fibrosi, e nonostante la biopsia epatica rappresenti l’attuale gold standard imperfetto per la diagnosi di NASH, numerosi test non invasivi sono in fase di sviluppo.
Considerando i biomarker dell’imaging, la fibrosi non ha una firma molecolare identificabile con le tecniche attuali, e l’imaging -in quanto tale- cerca di individuare la fibrosi in maniera indiretta.
Sono stati proposti vari biomarker: rigidità, diffusione, perfusione, metaboliti e texture dell’immagine.
Il biomarcatore principale è probabilmente “la misurazione della rigidità epatica (LSM, liver stiffness measurement - elasticità)” con i parametri a essa correlati, in base alla logica secondo la quale il deposito di collagene fibrotico conferisce rigidità parenchimale. La LSM può essere utilizzata come marcatore non invasivo per predire la sopravvivenza: l’elastografia transitoria a vibrazione controllata (VCTE, vibration-controlled transient elastography; FibroScan) è ampiamente utilizzata; l’elastografia shear wave (SWE, shear wave elastography) e l’impulso di forza di radiazione acustica (ARFI, acoustic radiation force impulse) misurano la rigidità epatica in una singola regione di interesse (ROI, region of interest), mentre l’elastografia a risonanza magnetica (MRE) la misura in più ROI.
Indipendentemente da tutto ciò, i soggetti con NAFLD, soprattutto se con fibrosi, andrebbero identificati e sottoposti a trattamento urgente.
Sembra evidente che il futuro utilizzo di strumenti combinati (punteggi di fibrosi, LSM e test sierologici della fibrosi) possa migliorare l’utilità clinica in modo economicamente vantaggioso.
È infine chiaro che per la futura gestione della NASH saranno necessarie cure multidisciplinari.
Il trattamento della NAFLD merita un appello alla mobilitazione, in considerazione dei diversi ostacoli esistenti e della mancanza di obiettivi univoci di trattamento.
La steatosi deve essere utilizzata per identificare e guidare il trattamento della fibrosi epatica.
Per la prevenzione della cirrosi epatica, vengono utilizzati due approcci: un approccio “antifibrotico” (a valle) e un approccio “insulino-sensibilizzante” (a monte).
Tra i trattamenti attuati vi sono il calo ponderale, la vitamina E, gli agonisti del recettore del glucagon-like peptide-1 (GLP-1 RA) e il pioglitazone. Per un miglioramento della steatosi è necessario un calo ponderale del 3-5%, ma la riduzione minima per migliorare la maggior parte delle caratteristiche istopatologiche della NASH, fibrosi compresa, è del 7-10%.
L’esercizio fisico da solo può prevenire o ridurre la steatosi, ma non è ancora chiara la sua capacità di migliorare altri aspetti dell’istologia epatica.
Per alcuni pazienti si può prendere in considerazione la chirurgia bariatrica, ma questa non è un’opzione terapeutica dimostrata.
Il pioglitazone ha dimostrato di migliorare l’istologia epatica in soggetti (diabetici e non) affetti da NASH diagnosticata mediante biopsia.
Di recente sono stati studiati i GLP-1 RA in soggetti con diabete e NAFLD, e sia liraglutide sia dulaglutide hanno mostrato risultati promettenti.
Inoltre, le strategie future combineranno terapie differenti.
Tra le opzioni possibili vi è l’utilizzo di un insulino-sensibilizzante (un nuovo agente o il pioglitazone a basso dosaggio) aggiunto a un agente “a valle”, come pioglitazone e vitamina E.
Alcuni esempi di terapia combinata sono: tropifexor + cenicriviroc (antagonista del recettore della chemochina tipo 2 e 5), cilofexor + firsocostat + semaglutide.
Un’ulteriore opzione potrebbe essere l’associazione tra pioglitazone e agenti che promuovono il calo ponderale e riducono gli eventi CV, come ad esempio un GLP-1 RA o un SGLT2 inibitore.
Questo tipo di approccio può essere utile viste le conseguenze cardiovascolari avverse della NAFLD.
In breve, Il pioglitazone sarà per la NAFLD quello che oggi è la metformina per il diabete tipo 2.
Vi sono diversi nuovi agenti in fase di sviluppo e nel futuro la terapia combinata rappresenterà probabilmente lo standard di cura.
La fibrosi è il più importante fattore predittivo degli outcome a lungo termine.
Il pioglitazone sarà per la NAFLD quello che oggi è la metformina per il diabete tipo 2.
Vi sono diversi nuovi agenti in fase di sviluppo e nel futuro la terapia combinata rappresenterà probabilmente lo standard di cura.
Messaggi chiave/Prospettive cliniche
I soggetti con NAFLD, soprattutto se con fibrosi, andrebbero identificati e sottoposti a trattamento urgente.
Present disclosure: E. Bugiansi and E. Lammert: none. Z. Younossi: Gilead. K. Cusi: Allergan, AstraZeneca, Genertech, Novo Nordisk, Poxel, ProSciento, Cirius Therapeutics, Echosens, Eli Lilly, Inventive Pharma, Janssen, Novartis.
Jose C. Florez, MD, PhD
Chair, ADA Scientific Sessions Meeting Planning Committee
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